Contributi

La rappresentazione degli africani nel colonialismo italiano: analisi delle foto contenute nell’archivio coloniale di Modena

Valeria Lanzillotta, La rappresentazione degli africani nel colonialismo italiano: analisi delle foto contenute nell’archivio coloniale di Modena, tesi di laurea magistrale in Storia e Istituzioni dell’Africa, UniBO, relatore Prof. Karin Pallaver, correlatore Prof. Mariagiulia Grassili, Anno accademico 2020-2021. Nel presente lavoro Valeria Lanzillotta analizza in che modo in Italia tramite la propaganda e i mezzi di comunicazione del tempo, sia stata diffusa una determinata visione e percezione degli africani durante il periodo coloniale; e in che modo tale visione abbia conseguentemente determinato la creazione di miti e stereotipi nei confronti degli stessi africani. Ha quindi inizialmente ricercato nei principali mezzi di comunicazione del periodo coloniale italiano gli stereotipi più propagandati riguardanti gli africani e la loro terra; per poi andare ad analizzare le foto e i documenti di privati cittadini con lo scopo di comprendere se questi stereotipi avessero effettivamente attecchito nelle loro menti. Per svolgere questa seconda parte della tesi ha condotto un’analisi dei vari fondi sulle memorie coloniali conservati al Centro Documentazione Memorie Coloniali-Moxa di Modena, all’interno del quale sono custodite centinaia di foto scattate da italiani (in particolare Modenesi e Reggiani) durante la loro permanenza in Africa. Questo studio ha dunque l’obiettivo di comprendere in che modo l’immaginario coloniale si sia trasferito nella vita privata dei colonizzatori, dando luogo a immagini in certi casi alternative rispetto a quelle ufficiali, in altri aderenti ad esse. 

Il colonialismo italiano in Africa tra passato e presente

Che cosa è stato il colonialismo italiano? Quali conseguenze ha portato, molte delle quali durano ancora oggi? Perché gli italiani sanno così poco di questa parte del loro passato? Perché nei media il tema è praticamente assente e anche i manuali di storia vi fanno solo qualche breve cenno? Quali stereotipi descrivono anche oggi l’italiano nel suo rapporto con l’Africa e gli africani?L’ebook Il colonialismo italiano in Africa tra passato e presente vuole offrire una sintesi rapida, ma dettagliata di quello che è stato il colonialismo italiano e delle conseguenze che ne sono derivate fino ai giorni nostri. Il colonialismo è stato un processo culturale complesso, ed è questa complessità che le autrici si sono sforzate di far emergere, consapevoli del legame che esiste tra presente e passato, convinte che “il futuro non esiste senza memoria”. Il testo si rivolge in particolare agli insegnanti e agli studenti, ma può essere utile anche per coloro che volessero saperne di più su questa pagina trascurata della nostra storia.L’ebook completo si può scaricare al link https://www.storieinrete.org/storie_wp/?cat=29834

Campi di lavoro e deportazione in A.O.I. (1935-1943)

Mariana De Carlo, Campi di lavoro e deportazione in A.O.I. (1935-1943), Tesi di laurea in Storia moderna e contemporanea dell’Africa, UniBO, relatore Prof. Irma Taddia, 2011/2012.        La tesi indaga taluni aspetti sottaciuti o poco conosciuti del periodo coloniale fascista in Africa Orientale Italiana, perseguendo l’idea che non possa esistere un futuro costruttivo in assenza della memoria del passato. È presentato in particolare il fenomeno della deportazione: dalla reclusione in Italia di quattrocento persone appartenenti all’élite etiopica alla costruzione di campi detentivi coloniali, in particolare dei campi di lavoro e punizione di Nocra e Danane. L’analisi di questi fenomeni è calata nella contestualizzazione dell’impianto ideologico e burocratico che il fascismo trapiantò nelle colonie italiane dell’Eritrea, Etiopia e Somalia. Oltre ai campi di detenzione e ad altri mezzi coercitivi di cui fece uso il regime fascista in Africa Orientale la studiosa analizza lo strumento razzista della segregazione, riportandone testimonianze dirette. È sottolineato anche il ruolo del viceré Rodolfo Graziani nel progetto politico fascista della repressione etiopica, in particolare l’aggressività brutale di cui fece uso nella repressione successiva al suo attentato e il tentativo da lui attuato di eliminare l’élite e la resistenza etiopica. 

Tripoli bel suol d'amore...

Tripoli bel suol d'amoreuna bella iniziativa, un fumetto che racconta con un linguaggio familiareai giovani lettori la tragedia del colonialismo Italiano in Libia e il passato comune di due popoli che intrecciano, da allora fino ad oggi, i loro destini.E non solo questo:la graphic novel è accompagnata da fotogrografie ed altri documenti, costituendo nell'insieme un album prezioso  per  riflettere su un tema scottante ed ancora attuale della nostra storia        Paolo Bertella Farnetti  -   Disponibile al CDMC 

Frammenti di psichiatria coloniale

Luigi Benevelli e Marianna Scarfone ripropongono oggi quest'opera importante sulla psichiatria coloniale scritta da Angelo Bravi che si trovò a esercitare la professione medica in una Tripoli multietnica ora inimmaginabile, quando l'Italia possedeva la sua "quarta sponda" da più di vent'anni.Il giovane medico giunse in Libia, nell'ospedale coloniale Vittorio Emanuele III di Tripoli, una prima volta nel 1935 e poi di nuovo nel 1938 dove, dal primo luglio 1939, diventò direttore dell'appenainaugurato manicomio di TripoliIniziava allora una grande avventura scientifica e umana. Bravi sviluppò il tentativo di applicare la psichiatria in un universo culturale completamente diverso da quello europeo ponendo all'ordine del giorno la possibilità di esplorare una dimensione nuova della ricerca sulla patologia nervosa e mentale. Con la consapevolezza di essere un pioniere per l'Itaha in questo genere di studi, condusse un'opera clinica e di ricerca basata sulla necessità di essere empatico, nel tentativo di superare i muri contrapposti generati dalle barriere culturali e dalle differenze di lingua.Questo volume costituisce una testimonianza scientifica straordinaria di una medicina che cercava di abbattere le barriere e di capire l'altro con animo partecipe. Disponibile al CDMC 

ITALIAN COLONIALISM IN VISUAL CULTURE AND FAMILY MEMORY

Markus Wurzer, dottorando in Storia presso l’Università di Graz, presenta la sua ricerca in cuisi propone di esaminare gli intrecci tra la costruzione e la diffusione della conoscenza coloniale, la cultura visiva fascista e le pratiche fotografiche private nel contesto dell'impresa coloniale italiana contro l'Etiopia (1935-41). Basandosi sulla produzione di memoria dei soldati italiani di lingua tedesca della provincia di Bolzano, il progetto non solo analizza come le foto sono state prodotte, ma anche quali ruoli sono stati loro attribuiti nel contesto nel contesto familiare nel dopoguerra. Le immagini raccolte saranno digitalizzate e archiviate dal Tiroler Archiv für photographische Kunst und Dokumentation (Archivio tirolese di arti e documentazioni fotografiche), che ha sede in Italia e Austria (Brunico e Lienz) e al termine della ricerca saranno pubblicate sul loro sito https://www.tiroler-photoarchiv.eu/index.php/it/?option=com_content&view=article&id=2&Itemid=234  Per meglio conoscere il lavoro di Markus Wurzer rimandiamo al sito https://ifk.academia.edu/MarkusWurzer 

L’IMMAGINE DELL’ERITREA NELLE FOTOGRAFIE DI ERRARDO DI AICHELBURG (1898-1903) CONOSCENZA E DOMINIO

Vincenzo Lo Buglio, L’IMMAGINE DELL’ERITREA NELLE FOTOGRAFIE DI ERRARDO DI AICHELBURG (1898-1903) CONOSCENZA E DOMINIO, Tesi di laurea in Storia e istituzioni dell’Africa, UniBO, relatore Prof. Irma Taddia, correlatori Prof. Dianella Gagliani e Dott. Roberta Mira. La tesi si sviluppa a partire dall’attività fotografica svolta dal capitano Errardo di Aichelburg durante il suo servizio militare in Eritrea (1898-1903), nel periodo del governatorato del letterato e politico Ferdinando Martini (1897-1907). Siamo a cavallo tra due secoli, nel momento storico in cui si affermarono, da un lato, la fotografia come strumento comunicativo di massa e come arte visiva, dall’altro, un colonialismo di occupazione territoriale, attraverso il quale le potenze europee si spartirono l’intero continente africano. Anche il neonato Regno d’Italia parteciperà a questo processo documentato dalla testimonianza visiva della fotografia, creatrice di un immaginario coloniale non oggettivo perché finalizzato a una propaganda che legittimasse il dominio. Le prime immagini in nostro possesso risalgono al 1884/1885, l’anno dell’occupazione di Massawa, che si può considerare come inizio simbolico della politica di espansione militare nonché della fotografia coloniale italiana. I fotografi coloniali italiani della seconda metà dell’Ottocento furono dei precursori a tutti gli effetti. Liberi professionisti, soldati amatori, esploratori, scattarono le fotografie per conto proprio, alcuni a uso commerciale, altri a uso memoriale o documentario. In ritardo rispetto ad altre realtà coloniali, come quella inglese o francese, l’esercito italiano si sarebbe infatti dotato di un reparto fotografico solo nel 1896. Gli ufficiali che partivano per l’Africa furono spesso corrispondenti dei giornali, che li dotavano di una macchina fotografica. Errardo di Aichelburg, che al suo ritorno dall’Eritrea pubblicò diversi articoli e fotografie nell’inserto “La Lettura” del Corriere della Sera, è probabilmente da inserire fra questi. Le fotografie di Aichelburg, in parte conservate al Museo del Risorgimento di Modena, nascondevano una storia indagata in questa tesi a partire da una puntuale ricostruzione del contesto storico di riferimento in cui si colloca il governatorato in Eritrea di Ferdinando Martini (1897-1907). Segue l’analisi del rapporto tra amministrazione coloniale e la classe dirigente eritrea raffigurata nelle fotografie e nelle cartoline del capitano di Aichelburg. La parte più corposa della tesi è  costituita dallo studio dell’inedita produzione fotografica del militare-fotografo Errardo di Aichelburg con la ricostruzione del relativo profilo biografico. 

SARDEGNA D'OLTREMARE. L'emigrazione coloniale tra esperienza e memoria

Il volume, a cura di Valeria Deplano, raccoglie saggi di vari autori che nascono dall’analisi del materiale documentario raccolto col progetto “Sardegna d’oltremare. Memoria coloniale, migrazioni e identità regionale tra fascismo e Repubblica”. Questo progetto, come ben argomentato da Paolo Bertella Farnetti nel suo saggio, ha molte analogie e complementarietà col progetto “Returning and Sharing Memories”. Nel secolo scorso migliaia di sardi lasciarono l’isola per raggiungere le terre africane che facevano parte dei possedimenti coloniali italiani. Queste esperienze vengono analizzate anche all’interno della vicenda più ampia del colonialismo italiano, della propaganda fascista e del progetto del regime fascista di creare una società nuova, in Italia e oltremare.Porre i colonizzatori al centro degli studi può sembrare anacronistico e in contrasto con l’orientamento attualmente prevalente di dare voce al colonizzati riportandoli al centro dell’analisi. Ma indagare il modo in cui gli italiani vissero e interpretarono l’esperienza coloniale significa riflettere su un momento particolarmente significativo della formazione di una cultura nazionale, considerato invece, fino a pochi decenni fa, solo un capitolo isolato e marginale della storia nazionale.   

Colonialism and National Identity

Edited by Paolo Bertella Farnetti and Cecilia Dau Novelli, Cambridge Scholars Publishing, 2016.

Il libro affronta il rapporto tra identità nazionale e cultura coloniale in Italia, trascurato nella storiografia esistente che ha tradizionalmente lasciato a margine l’esperienza coloniale.
Le opere piuttosto eterogenee contenute in questo libro attestano la vitalità e la complessità del dibattito sul colonialismo italiano e propongono una riflessione critica per far luce su un passato che è tuttora così vicino e vivido nella mente dei Italiani, ma allo stesso tempo così negato, distorto e dimenticato nella memoria collettiva.

VITE DI RICORDI - MEMORIE DI UNA STORIA

A cura di Augusta Castronovo, Emilio Champagne, Annamaria Fantauzzi, Gabriele Proglio.
Il volume, realizzato su iniziativa dell’associazione di volontariato Il sogno di Tisge, racconta la presenza canavesana in terra d'Africa nel contesto delle vicende coloniali italiane.
La breve, turbinosa avventura coloniale italiana ha lasciato nell'immaginario collettivo la visione di sterminati panorami, di altopiani e cascate, di obelischi e santuari, di gazzelle in fuga e di boschi di eucaliptus. Si è alimentato il mito degli "italiani brava gente", portatori di civiltà, costruttori di scuole, chiese, ospedali, strade, ferrovie. Ma il nostro colonialismo ha scritto, non diversamente da altri colonialismi, anche pagine terribili, frettolosamente rimosse nel dopoguerra e solo ora affioranti a fatica: uso di armi chimiche, stragi di monaci, decapitazione di ribelli, spaventose rappresaglie su una popolazione inerme.

Memorie e voci erranti tra colonia e postcolonia

Saggio di Alessandro Triulzi tratto dal volume COLONIA E POSTCOLONIA COME SPAZI DIASPORICI. ATTRAVERSAMENTI DI MEMORIE, IDENTITA’ E CONFINI NEL CORNO D’AFRICA, a cura di Uoldelul Chelati Dirar, Silvana Palma, Alessandro Triulzi, Alessandro Volterra, (Carocci, Serie Storica, Roma 2011, pp. 313-334).

Ethiopiques_1935_1937

Ricerca storica sull'occupazione militare italiana dell'Etiopia di Anouk Durand

Benvenuti in Italia: un altro sguardo sull’accoglienza

Cinque cortometraggi scritti, girati e diretti da ragazze e ragazzi immigrati in Italia. Un mosaico di piccole storie accomunate dalla ricerca di uno sguardo interno sulla condizione migrante e, insieme, un ritratto composito dell’Italia e del suo sistema di accoglienza riflesso negli occhi di chi arriva. Il film - prodotto dall’Archivio delle Memorie Migranti con il sostegno dell’Open Society Foundations e della Fondazione lettera27, montato da Aline Hervé e Lizi Gelber - sarà in distribuzione dal 27 gennaio 2012, Giorno della Memoria.

Chiodo fisso - Archivio delle memorie migranti

Trasmissione radiofonica in cui Alessandro Triulzi illustra il progetto "archivio delle memorie migranti". Trasmesso il 5 gennaio 2011 su RADIO 3.

Quel che resta dell’impero. La cultura coloniale degli italiani

Volume a cura di Valeria Deplano e Alessandro Pes, Mimesis 2014, Collana “Passato Prossimo” diretta da Paolo Bertella Farnetti.
Il "posto al sole" ha tracciato solchi profondi nella mente degli italiani. L'occupazione delle colonie e la costruzione dell'impero sono stati resi possibili dalla diffusione di un mito che ha conquistato l'immaginario e la cultura di un popolo, e ne ha influenzato l'agire. Quel che resta dell'impero approfondisce tutti gli aspetti di questa costruzione. La propaganda, sicuramente, l'educazione scolastica, ma anche il violento contributo di una scienza asservita alla bugia dell'invenzione delle razze, dell'assurda gerarchia tra uomini, segnata dal sangue e dalla nascita. Come gli italiani, brava gente, abbiano potuto credere a tutto ciò, non è forse più un mistero così fitto. Questo libro, mettendo in evidenza come i caratteri della mentalità coloniale penetrino in profondità nella società e vi permangano nonostante la fine del colonialismo, è un contributo essenziale per dipanarlo.
In copertina: Asmara 1936, Fondo Crotti, Centro Documentazione Memorie Coloniali (CDMC) di Modena.